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Da Lord of Light ad Argo - Quando Jack Kirby e Barry Geller provarono a cambiare il mondo /2 di 2




Per me, in quel periodo, Jack Kirby era un genio, ma anche parte di un team di geni come lui che avevo messo insieme – e a cui guardavo per rendere ogni cosa possibile. Ma tutto era cominciato da Jack, come in passato era successo per molte altre cose – e come succede ancora oggi.
(Barry Ira Geller)

* * *


Nota: Il presente articolo in due parti si inserisce all’interno del progetto di collaborazione tra blogger nato con il nome Pax Fantascientifica e poi divenuto Cosmolinea B- Log. Il che fa sì che compaia in simultanea anche in questo post del blog Nocturnia di Nick Parisi.
Buona lettura!




* * *


Se finora, per chi lo ha visto, avere in mente le scene di Argo poteva essere un utile ausilio alla lettura del mio articolo, conviene invece adesso dimenticarsi completamente del film di Ben Affleck, la cui ricostruzione dei fatti è, da questo punto in poi, molto lontana dal vero. Ripartendo da dove eravamo rimasti, Barry Geller contattò Jack Kirby e i due si incontrarono una prima volta nell'estate del 1977. La loro intesa fu immediata, e appagante per entrambi: mentre infatti il giovane ricercatore scientifico e cineasta realizzava il suo sogno di lavorare gomito a gomito con l’idolo della sua infanzia e adolescenza, l'ormai sessantenne Maestro del fumetto vedeva nel progetto Lord of Light il coronamento di un lungo processo creativo iniziato oltre dieci anni prima sulle pagine di Fantastic Four #48, quando aveva creato, in coppia con Stan Lee, il personaggio di Galactus. L’idea di fondo, che sarà sviluppata in seguito più compiutamente dallo stesso Kirby in serie come New Gods (DC Comics, 1971) e Eternals (Marvel Comics Group, 1976), era quella di personaggi che, grazie al possesso di poteri quasi illimitati e all'utilizzo di tecnologie altamente evolute, assurgono al ruolo di divinità agli occhi delle popolazioni planetarie con cui entrano in contatto e finiscono per andare a comporre i loro pantheon di dèi.


L'arrivo in Italia di Galactus, nel numero 44 de I Fantastici quattro dell'Editoriale Corno, che nel novembre 1972
ristampa la storia di Fantastic Four #48 del marzo 1966.


Il romanzo di Roger Zelazny, Lord of Light, la cui prima edizione è del 19671, trattava all’incirca di tutto questo, come mostra anche la sintesi della trama del romanzo che ho prelevato dalle pagine di Wikipedia Italia:
Secoli dopo la morte della Terra, in un pianeta remoto e sconosciuto, alcuni terrestri possiedono la conoscenza di una tecnologia altamente sviluppata, grazie alla quale si sono dotati di poteri semidivini e della reincarnazione, dandosi quindi il nome di diverse divinità del pantheon indù. Siddharta (Mahasamatman - grandissima anima - o, come preferisce essere chiamato, Sam), dopo cinquant'anni di esilio, durante il quale era stato privato del corpo e costretto a vagare sotto forma di onda stazionaria nella nube magnetica che circonda il pianeta, viene fatto reincarnare da Yama, il dio della morte, prima suo nemico ma alla fine suo fedele alleato. Egli lo ha richiamato per salvare l'umanità di quel pianeta, dominata dai semidei, i colonizzatori, arrivati secoli e secoli prima. Ha così inizio la battaglia contro il pantheon dei dominatori.

Tutto bene, quindi? Niente affatto, come vedremo. Ma andiamo per gradi. Tanto per cominciare le ambizioni di Geller, e poi dello stesso Kirby, erano ben lontane dal limitarsi alla semplice realizzazione di un film. Geller aveva anche in mente di creare, nello stato del Colorado, un parco a tema chiamato Science Fiction Land - una vera e propria Disneyland della fantascienza che avrebbe riprodotto nella realtà i futuristici progetti che lui e Kirby avevano concepito per il film. Per intenderci, in Science Fiction Land avrebbero dovuto trovare posto, tra le altre cose: un treno a levitazione magnetica comandato a voce; una stanza di controllo planetario operata da una squadra di robot; una cupola riscaldata alta il doppio dell’Empire State Building; un viale affiancato da colossali statue di dei, in cui ogni edificio avrebbe ospitato un ristorante di una differente parte del globo. In più, per finire, vi si sarebbero compiuti studi avanzati sui poteri mentali e le capacità psichiche degli esseri umani. Tutto questo doveva servire, a dire di Geller, ad attrarre ulteriori finanziamenti per la realizzazione del film, ma è evidente come la sua stessa concezione situasse il progetto ben al di là di questo scopo pratico immediato.
Quando mi rivolsi allo scienziato esperto di ologrammi Donald Broadbent – racconta Geller – mi aspettavo che inventasse cose come un sistema di proiezione olografica per il film e ologrammi alti trenta metri per il parco tematico – perché no?, voglio dire. E anche Don non si scompose minimamente. Né nessun altro che fosse dotato di immaginazione ai più alti livelli vedeva come un problema trasferire i disegni di Jack nella realtà – per tutti noi era il naturale punto di partenza di ogni cosa.

Per la cronaca, queste persone "dotate di immaginazione ai più alti livelli" erano - oltre ai già citati John Chambers e Donald Broadbent (1926-1993) – il celebre scrittore Ray Bradbury (1920-2012) e gli architetti visionari Paolo Soleri (1919-2013) e Buckminster Fuller (1895-1983), tutti coinvolti da Geller nel suo progetto.


Jack Kirby, Science Fiction Land (1978; chine: Mike Royer, colori: Mark Englert)

Fu così – racconta ancora Geller – che scoprii il vero Jack Kirby. Il set di disegni che concepii insieme a lui lo trasportò fuori dal mondo dei fumetti, che aveva già cambiato, per provare a cambiare un altro mondo – quello che noi chiamiamo Terra.
[…]
L’idea era che le persone, vedendo il film, potessero comprendere che erano LORO stesse degli dèi, dotate di propri poteri psichici – un’idea che non era mai stata sviluppata a dovere né in un film né altrove.
[…]
Che tipo di tecnologia aveva il Paradiso? Come erano le sue strade? Cosa facevano le persone? Come era organizzata la vita quotidiana? Cosa costituiva la cultura del Paradiso, la sua etica, comunicazione e valori? Questa è l’essenza di ogni disegno: volevamo modificare la vita su questo pianeta – nulla di meno. NULLA DI MENO!

Lo stesso Kirby non mancò di rilasciare nei suoi comunicati stampa dichiarazioni di analogo tenore:
...Il mio modo di vedere le cose e di svilupparle è esattamente ciò che serve a questo film. E’ il mio background.
Il film avrà un impatto straordinario sul mondo, avrà una forza enorme. Permetterà all’uomo occidentale e all’uomo orientale di relazionarsi tra loro. Io credo che questo film e il modo in cui lo stiamo concependo possano contribuire a salvare il mondo.
Dovevo essere coinvolto... e lo sono nel modo più assoluto.

Con queste premesse, nel novembre 1979 Barry Geller organizza una conferenza stampa in grande stile ad Aurora, in Colorado, dove rende pubblicamente noto il progetto Science Fiction Land e lancia una raccolta fondi per la sua realizzazione. Oltre a Chambers e Kirby, presenziarono il suo vice-produttore Jerry Schafer e l'attore e giocatore di football americano Rosey Grier.
Non ebbi neppure bisogno di usare la mia parlantina – osserva Geller - l’entusiasmo provocato dal solo mostrare i disegni che trasformavano la vita era contagioso! E generò montagne di denaro!

Alcuni soggetti di Las Vegas e delle banche, canadesi e americane, versarono infatti (a seconda delle fonti) dai 50,000,000 ai 450,000,000 di dollari sull'apposito conto bancario e Geller poté opzionare l'acquisto (sempre a seconda delle fonti) di 400-1000 acri di terra in Colorado. A questo punto però il governo americano intervenne a bloccare l'intera operazione e Geller, insieme al suo vice Schafer, finì incriminato per estorsione2. E sebbene poi, a differenza di Schafer (e di alcuni politici locali), Geller fu alla fine scagionato da ogni accusa, ormai il danno era fatto e Tony Mendez poté agevolmente mettere le mani, con la complicità di Chambers, sulla sceneggiatura del film e i disegni di Kirby. Fin qui la versione ufficiale, ma le cose, a un esame appena più approfondito, appaiono tutt'altro che così lineari. Esiste un'altra versione dell'accaduto, che potremmo definire "complottista", secondo la quale non fu altri che la CIA a far fallire deliberatamente il progetto di Geller per appropriarsi di sceneggiatura e disegni. A dar peso a questa versione dell'accaduto c'è, oltre al fatto che la CIA è sempre la CIA, la circostanza che Mendez e Chambers avevano già collaborato in passato in operazioni di intelligence, ma anche e soprattutto il singolarissimo concatenamento temporale di tutti gli eventi in causa. Eppure neanche questa tesi sembra sufficiente ad alzare davvero il velo su quelle manovre dietro le quinte di cui Geller si è sempre dichiarato all'oscuro, aggiungendo di non sapere nemmeno che Chambers fosse un collaboratore della CIA e che avesse fornito il materiale del film a Mendez. Il suo vero ruolo nella vicenda è a tutt'oggi oggetto di dibattito e controversie. Riguardo poi a Kirby, morto nel 1994 senza aver mai chiarito nulla, c'è chi sostiene che sia stato arruolato dalla CIA per la sua straordinaria capacità di realizzare disegni complessi in pochissimo tempo e che la data dei suoi lavori per Lord of Light vada in realtà posticipata di vari mesi, a dopo l'inizio della crisi degli ostaggi. Se davvero fosse così, allora la sua dichiarazione: "Il film avrà un impatto straordinario sul mondo, avrà una forza enorme. Permetterà all’uomo occidentale e all’uomo orientale di relazionarsi tra loro, eccetera", acquisterebbe alla luce dei fatti un significato ben diverso, quasi beffardo. Senza contare che, come ha notato qualcuno, la maggior parte di quei tredici disegni simulano la vista dall'alto di un minareto, che è uno degli standard dell'arte della miniatura persiana. Ma sarebbe in generale lo stesso progetto Science Fiction Land, che appare straordinariamente avanzato rispetto alle effettive possibilità tecnologiche di quegli anni lontani, ad acquistare in questo modo una parvenza di senso. La "montagna di denaro" serviva forse a qualcosa di diverso dal suo finanziamento?3, 4


Due esempi di architetture kirbyane: Fantastic Four Floating City (a sinistra) e The Forever People (a destra).


Sia come sia, Mendez trova tutto perfetto per i suoi scopi, e in seguito dichiarerà anche che la spettacolare qualità dei disegni di Jack Kirby si rivelò di fondamentale importanza per convincere chi di dovere della fattibilità del suo piano. Rimosse solo la copertina originale della sceneggiatura per sostituirla con un'altra che riportava il titolo scelto per il film immaginario: Argo5. Dopodiché dette inizio al necessario battage pubblicitario, completo di poster cinematografico (che non è però lo stesso mostrato in Argo!) e della tagline: A Cosmic Conflagration. Il resto lo fecero la promozione della casa di produzione e del film sulle due riviste specializzate The Hollywood Reporter e Variety, le stesse che a novembre avevano pubblicizzato l'imminente realizzazione di Lord of Light di Barry Geller6, e il fallimento del tentativo di occultare il coinvolgimento di Chambers, il cui nome saltò comunque fuori con l'effetto di aggiungere un ulteriore involontario alone di credibilità a tutto il progetto. La sede di Studio Six si trovò così inondata da proposte di ogni genere, tra le quali una dello stesso Geller e una di Steven Spielberg. L'improvvisato direttore Robert Sidell si trovò perfino costretto, per portare avanti la finzione, a chiedere agli eredi di Athur Conan Doyle il via libera per girare un film tratto da un racconto horror dello scrittore - un film che lui sapeva non sarebbe mai stato girato.

Ottenuto il permesso dal Ministero della Cultura iraniano, il 25 gennaio 1980 Mendez vola finalmente a Teheran, accompagnato da un altro agente e con in tasca sei passaporti falsi ma autentici, emessi dalle autorità canadesi al termine della prima riunione segreta del parlamento dai tempi della seconda guerra mondiale. Rende noto il piano ai diretti interessati la sera stessa, a casa di John Sheardown, nel corso di una cena del personale di varie ambasciate. Dopodiché i sei, che in base ai passaporti risultano arrivati in Iran quello stesso giorno, vengono da lui istruiti per due giorni sulle loro nuove identità e su tutto quello che hanno bisogno di sapere sul film e sulle rispettive mansioni. Al nome di di Geller era stato sostituito, come autrice della sceneggiatura, quello di Theresa Harris, che viene impersonata da Cora Lijek, laureata in scienze umanistiche, mentre i tredici disegni di Kirby (che non sono però quelli mostrati in Argo!) finiscono nelle mani di Kathy Stafford, a cui è stato destinato il ruolo della scenografa.
Infine, dopo una visita sorvegliata, il 27 gennaio, al Grand Bazaar di Teheran, in qualità di possibile location di una parte del film immaginario, alle 4.00 di mattina del 28 i sei raggiungono da soli l’aeroporto, dopo che Mendez e il suo collega li hanno preceduti sul posto. Salvo qualche incidente minore - un ritardo del volo della Swissair, i sei che per sbaglio si chiamano a vicenda con i loro nomi reali, un momento di distrazione di Joe Stafford che prende in mano un giornale, dimenticandosi che non avrebbe dovuto conoscere il persiano - tutto fila liscio e nel giro di poche ore i sei sono in salvo, in volo a bordo dell'aereo. Missione compiuta.7


* * *

Note al testo

1 In Italia il romanzo è apparso per la prima volta nel 1975 con il titolo Signore della luce, pubblicato dalla Editrice Nord, come numero 8 della  collana editoriale Fantacollana.

2 Il 14 dicembre 1979 The Rocky Mountain News riportò la notizia che Schafer e Geller avevano convinto un immigrato che parlava a malapena l’inglese a dar loro tutti i suoi risparmi per contribuire alla costruzione del parco. (Fonte: Melanie Asmar, Science Fiction Land could have been Aurora’s biggest tourist trap, if its backers weren’t crooks. In: Denver Westword; April 9, 2012).

3 Quando fu messo a parte della sceneggiatura del film Argo, Mike Royer, che aveva inchiostrato i disegni di Kirby, commentò: "A me suona tutto fasullo".

4 Ray Wiman, curatore dell'archivio di Jack Kirby dopo la morte della moglie Roz Kirby, e amico di famiglia, così commentò l'articolo della CIA relativo alla missione di Tony Mendez: "E' la storia così come Barry l'aveva raccontata a Roz. Come faceva Barry a sapere del coinvolgimento della CIA se la cosa è stata resa nota solo nel 1997? Inoltre, ricordo di aver già visto quel poster di Argo - probabilmente proprio a casa di Kirby".

5 Il titolo "Argo" nacque, secondo quanto riportato da Mendez, da una vecchia barzelletta raccontata da John Chambers, ma fu scelto anche per le sue implicazioni mitologiche.

6 James Romberger riporta invece, nel suo articolo The Deceptions of Argo, una diversa cronologia degli eventi: La promozione di Lord of Light apparve su The Hollywood Reporter e Variety nel novembre 1979, all’inizio della crisi degli ostaggi. Un mese dopo, a Dicembre, gli stessi due periodici Hollywoodiani presentarono del materiale promozionale relativo alla produzione della CIA rinominata Argo e alla compagnia di facciata Studio Six. Poco dopo l’inizio della missione della CIA, il progetto Lord of Light naufragò.

7 Per evitare ritorsioni, che avrebbero significato inevitabilmente la perdita della vita degli ostaggi in ambasciata, fu il governo canadese ad addossarsi tutta la responsabilità dell’esfiltrazione dei sei dall’Iran. Solo molti anni dopo la soluzione definitiva, e incruenta, del caso fu possibile rivelare una prima parte della verità.

Crediti

L'immagine in alto sotto il titolo è: Jack Kirby, Chambers of Brahma (1978; chine: Mike Royer, colori: Mark Englert).

Principali fonti dell'articolo (accanto al film Argo e all'immancabile Wikipedia):
  • Mendez, Antonio J.; A Classic Case of Deception: CIA Goes Hollywood. April, 14, 2007; June, 27, 2008. http://www.lordoflight.com/cia.html

  • Romberger, James and Van Cook, Marguerite; Eyewash: About Argo. In: Comic Art Forum #2, Winter 2003.

  • Bearman, Joshuah; The Great Escape: How the CIA Used a Fake Sci-Fi Flick to Rescue Americans From Tehran. In: Wired Magazine, April 2007 (https://www.wired.com).

  • Romberger, James; The Deceptions of Argo. 2013; dal sito: Jack Kirby Museum (http://kirbymuseum.org).

  • Geller, Barry I.; Jack Kirby and the Art of Reality Reconstruction. In: Heavy Metal Magazine #276, September 2015. Da questo articolo sono tratte tutte le citazioni di Barry Geller e Jack Kirby e le illustrazioni di Jack Kirby per Lord of Light utilizzate nei due post.

Commenti

  1. Letto sul blog di Nick. Bisogna effettivamente ammettere che i disegni di Kirby sono straordinari, immagino con quanta avidità verrebbero "elaborati" da un architetto il giorno in cui il progetto partisse sul serio.

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    1. In questi disegni è come se la pop art si incontrasse con l'arte delle antiche civiltà. Se fossero concretizzati, il risultato sarebbe l'ottava meraviglia del mondo.
      Grazie Ariano. Ho anche visto che hai pubblicato. Domani pomeriggio passo a leggere ^_^

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  2. Sì, questi disegni sono incredibili, visionari, attualissimi :O La vicenda è davvero complessa e intricata...

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    1. Vista così a me Science Fiction Land ricorda un gigantesco flipper. Bisogna però tener conto che in origine i disegni erano in bianco e nero. I colori sono stati aggiunti anni dopo la morte di Kirby.
      Alla vicenda mi sono appassionato nel 2015, con la lettura dell'articolo di Geller sulla rivista Heavy Metal. Ho capito subito che prima o poi ne avrei fatto un articolo per il blog ^_^

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    2. Hai ragione sul "flipper" :O A me quel tipo di grafica, unitamente al colore anche se aggiunto dopo, piace particolarmente. Non so come spiegare, ma guardando quelle tavole "mi sento a casa" :D (non intendo robe misteriche, proprio a gusto e sensazioni!)

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  3. Rinnovo qui i complimenti che ti ho fatto sul blog di Nick: splendida storia, raccontata in modo più che appassionante, e splendida idea quella della joint-venture fra blog ;-)

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    1. E io ti rinnovo i ringraziamenti che ti ho già fatto da Nick, Lucius ^_^
      Comunque io non c'entro niente con l'ideazione della join-venture. L'ho trovata già bella e pronta ;-)

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  4. Un vero enigma! Mah, chissà come si sono svolti realmente i fatti… e quei disegni potrebbero anche contenere indizi da decodificare… Ad ogni modo, Ivano, sono stata letteralmente catturata da questi due post: hai fatto uno splendido lavoro!

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    1. Non è stato per niente facile raccordare le fonti tra loro, vista la nebulosità di tutta la vicenda. Credo di aver fatto l'umanamente possibile...
      Grazie per lo "splendido", Cle. E felice di averti catturato :-))

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  5. Science Fiction Land era veramente un progetto visionario! Il solo fatto di pensare a qualcosa di altezza doppia dell'Empire doveva essere un indizio di follia incipiente. Complimenti per questo incredibile post! L'ho letto d'un fiato!

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    1. Credo che la cupola alta il doppio dell'Empire sia quella sulla sommità della struttura a quattro braccia che troneggia su tutto al centro del parco.
      Grazie mille per i complimenti :-))

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  6. Commentato da Nick.
    Comunque l'idea di Kirby presa da Zelazny richiama vagamente il concept lovecraftiano.

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    1. Vagamente, hai detto bene. Non ho ancora letto "Signore della luce" anche se a questo punto dovrò farlo (e per fortuna Zelazny mi piace come scrittore), ma la mitologia di Kirby in generale mi sembra più vicina alle tesi di Zacharia Sitchin sugli elohim e il decimo pianeta.

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