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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017
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Alan Moore: Da I Campi di Cremazione a La Testa di Diocleziano (La Voce del Fuoco /2)

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Tenebre nascoste dietro tendine di tulle. Follia. Violenza. Anche solo a un esame superficiale, sono queste le tinte predominanti della tela di Northampton. Alan Moore, La Voce del Fuoco , pag. 313 * * * Secondo racconto:   I Campi di Cremazione 2500 a.C. ( The Cremation Fields  2500 BC) [seguito] Come si evince dal titolo, il secondo racconto arricchisce la geografia del libro dei campi di cremazione. Vi svolge un ruolo di rilievo anche il fiume che abbiamo incontrato in precedenza, ma su questo tacerò perché significherebbe rivelare una parte troppo importante di trama. Devo tuttavia citare almeno un altro elemento della storia, che ritornerà più volte nel seguito del libro: una collana di perline di rame di colore blu , che la ragazza protagonista ruba dal collo della figlia di Olun dopo averla uccisa per prendere il suo posto. Ma più di tutto mi interessa parlare qui del particolare rapporto di simpatia che lega il corpo di Olun alla geografia dell'insed

Solve et Coagula - Pagina 161

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Parte II - Capitolo 3 /4 Se le cose stavano davvero come diceva lei, rifletté Massimo, allora un altro tassello andava a collocarsi al suo posto. Almeno all’apparenza. Non era stato un sogno o un'allucinazione: aveva davvero avuto tra le mani in ospedale il libro scritto dal padre di Paula e nel momento in cui avevano deciso per il cambio di infermiera, dovevano aver pensato bene di fare altrettanto con il libro. Eppure qualcosa ancora non lo convinceva. Possibile che un medico e un’infermiera, Mrs. Wilkins in questo caso, si fossero messi d'accordo per fargli credere che si era sognato tutto o, peggio ancora, che era stato preda di un vero e proprio delirio allucinatorio? Non andava contro la loro deontologia professionale mentirgli in modo così spudorato? O forse, più semplicemente, anche nel loro caso valeva il detto che il fine giustifica il mezzo? Per un momento credé che Paula, che teneva gli occhi chiusi e la testa reclina, a un soffio dalla sua spalla, si fosse

Insieme Raccontiamo 17: Omaggio a Malpertuis

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Diciassettesimo appuntamento con la bella iniziativa mensile del blog Mirtylla's House e quindicesima mia partecipazione. Patricia Moll ci regala un nuovo, ottimo incipit di ambientazione marittima che sta a noi concludere o in forma breve (200/300 caratteri) o lunga (200/300 parole). A differenza però delle volte precedenti, Patricia ha proposto per l'occasione un secondo vincolo, o punto di riferimento se si preferisce, alla nostra fantasia: una foto, oltre al consueto incipit. Trovate entrambi, incipit e foto, qui sotto, ma anche nel post dedicato del blog Mirtylla's House , dove potrete anche divertirvi a leggere le prove di tutti gli altri partecipanti. Ma veniamo adesso al titolo del mio post: Omaggio a Malpertuis . Lo si deve a una felice coincidenza temporale, che ha fatto sì che incipit e foto si incrociassero nella mia mente con il capolavoro di Jean Ray , che ho terminato di leggere giusto ieri, nella ristampa proposta da Mondadori nel nuovo numero d

The Studio Section Four: Jeffrey Catherine Jones /5

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L’elemento sensuale è molto importante nella mia opera. Senza, essa sembrerebbe vuota. È ciò che in parte mi risuona quando osservo i Maestri: Rodin, Degas, Whistler. Non empatizzo però altrettanto bene con un pittore come Delacroix. Mi sembra che affronti la sensualità con la mano pesante. * * * La svolta fondamentale nella cronologia di Idyl arriva nella tavola ospitata sul numero di National Lampoon del febbraio 1974 (e riprodotta, ingrandibile, qui a sinistra), dove il personaggio Idyl trova infine una fisionomia definita e diventa il protagonista fisso della striscia. Si tratta di una donna, come spiegherà anni dopo Jeff Jones in un'intervista: …nata già incinta, una donna realizzata, che rifiutava la logica maschile. Idyl non ha mai partorito e non lo avrebbe fatto neanche in futuro. Era inconsapevole del suo stato, così come era inconsapevole delle sue braccia. Era il suo stato naturale… una anti-caricatura della percezione ordinaria. “Anti-caricatu

Alan Moore: Il Maiale di Mag e I Campi di Cremazione (La Voce del Fuoco /1)

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I nostri miti sono pallidi e malati. Questo libro è un piattino di sangue che serve ad alimentarli. * * * Il "tempo del sogno" di ogni paese e di ogni città è un'essenza che precede la sua formazione fisica. Alan Moore, La Voce del Fuoco Due opere di narrativa mi hanno accompagnato nelle due settimane, da poco trascorse, delle festività natalizie. La prima delle due letture, La misteriosa fiamma della regina Loana di Umberto Eco mi ha lasciato in gran parte insoddisfatto e mi sento di consigliarla solo agli appassionati di cataloghi di modernariato. Mi sono comunque sentito in dovere di leggerla, a causa del titolo, che richiamava echi lontani della mia prima giovinezza. Forse un giorno dirò qualcosa a questo riguardo, ma per il momento sono più interessato a parlare della seconda delle due letture, dal mio punto di vista molto più riuscita e convincente: La Voce del Fuoco ( Voice of the Fire ) di Alan Moore.

The Studio Section Four - Jeffrey Catherine Jones /4

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Sono un romantico e un pittore, e amo le donne... le forme femminili riflettono la luce con una tale semplicità e una tale bellezza. (Jeffrey Catherine Jones) * * * Nella seconda puntata dello speciale in due parti dedicato al  National Lampoon  avevo mostrato come, grazie alla lungimiranza del direttore artistico Michael Gross, sia  Jeff Jones  che  Vaughn Bodé  fossero approdati, pressoché in contemporanea, nella sezione  Funny Pages  dell’irriverente magazine. Per la precisione, Jeff Jones esordisce nel numero del gennaio 1972 con la prima tavola di  Idyl , Vaughn Bodè nel successivo numero di Febbraio, con la prima tavola di un rinnovato  Cheech Wizard . Vaughn Bodé, da parte sua, non era nuovo a questo genere di iniziative. Fin dal 1969, le pagine della rivista “per soli uomini”  Cavalier  ospitavano con regolarità le tavole autoconclusive del suo  Deadbone Erotica,  a cui si erano aggiunte, dall'agosto 1971, le tre tavole mensili di  Purple Pictography

Solve et Coagula - Pagina 160

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Parte II - Capitolo 3 /3 La parola “verde” fece di nuovo scattare sull’attenti l'attenzione di Massimo. E scattò immediata in lui anche l’associazione mentale con la storia dei bambini verdi. Possibile, si domandò, che Paula fosse al corrente di quel che lui aveva fatto una volta rimasto solo nella vecchia casa di Woolpit? Possibile che la donna sapesse che lui non aveva alla fine resistito alla tentazione di infilare in una tasca dello zaino il libro di Aleksis Allan Susi sui racconti popolari del Suffolk? Che avesse cioè notato l’assenza del libro di suo padre tra le centinaia presenti negli scaffali della libreria, nei pochi minuti che avevano trascorso di nuovo insieme nell’abitazione prima di dare inizio a quel loro assurdo e massacrante viaggio? A meno che, si rispose… a meno che Paula non avesse approfittato, a bordo di uno dei treni su cui avevano viaggiato quella notte, di uno dei momenti in cui lui aveva ceduto al sonno per frugare nel suo bagaglio. Ma davvero la c

Breve guida illustrata ad alcuni luoghi artificiali della letteratura e dintorni /2

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Se con la prima parte di questo mio articolo sui luoghi artificiali nella letteratura e nell’arte avevo spaziato in lungo e in largo, in questa seconda seguo un movimento inverso, centripeto. I luoghi sono sempre due - la città e l’albergo – ma racchiusi stavolta in una sola opera: Il tempo ritrovato , ultimo dei sette volumi in cui è suddiviso, per pure ragioni editoriali, il romanzo Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust. Per essere più precisi, li ho rintracciati in una parte del volume compresa tra la pagina 112 e la pagina 180 (dell'edizione BUR del 1994, nella traduzione di M.T. Nessi Somaini). E poiché i vari estratti che ho selezionato si intrecciano tra loro al punto da comporre un'unica trama, non mi è neanche possibile in questo caso separare tra loro i due luoghi e presentarli in due sezioni distinte. Inoltre, così come nella prima parte dell'articolo mi ero sovrapposto a The Obsidian Mirror nella scelta del ponte, stavolta la sovrapposizion

Trilogia delle Madri /10 - La visione steineriana: L'umanità

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Il progetto-uomo esiste da sempre, e la sua realizzazione nella storia muta di tempo in tempo, alla ricerca del mai realizzabile, e dell'eternamente riproponibile. Giuseppe Sermonti, L'anima scientifica I primissimi tempi dell’evoluzione terrestre furono compresi, dalla letteratura teosofica, nell'era denominata "periodo polare". Dopodiché la terra attraversò il “periodo iperboreo”, un'era in cui le forze lunari ancora non esplicavano la loro piena azione. Fu quindi la volta del "periodo lemurico", fase evolutiva accidentata, durante la quale i corpi del nostro sistema solare si distaccarono dalla sostanza cosmica generale e si determinarono, nella loro costituzione, in base al diverso grado di maturità degli esseri che ne facevano la loro dimora . Delle anime terrestri, alcune seguirono quella che, tra di esse la più evoluta, prese dimora nel Sole nel momento in cui questo si distaccò dalla Terra. Lo stesso processo si ripete per le