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Visualizzazione dei post da aprile, 2014
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Liebster Award 2014

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Oggi si festeggia, gente! Ho difatti scoperto questo pomeriggio che ieri, lunedì, mi è stato assegnato nientemeno che un Liebster Award . E con questa ultrasciccosa motivazione: Perché (il mio blog) esplora e racconta territori poco conosciuti della cultura. (Wow!). Il mio benefattore? Il blogger Ariano Geta . A lui va un immenso e sentito grazie. Ma adesso è anche venuto il mio turno di far gioire, o disperare, altri tre blogger del rione. Tramandando, prima di tutto, le cinque regolette del premio, da copia-incollare: 1) Ringraziare chi ti ha premiato nominandolo esplicitamente nel post 2) Rispondere alle domande di chi ti ha premiato 3) Premiare altri tre blog che abbiano meno di 200 followers meritevoli del premio Liebster 4) Comunicare ai diretti interessati la vittoria di questo prestigiosissimo premio 5) Fare altre dieci domande a cui i premiati dovranno rispondere. * * * Dal momento che ho già onorato il punto 1 , passo direttamente al punto 2 : rispondere

Il ritorno del Cappello Giallo - Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto /3

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Qualunque sua opera guardi, puoi renderti conto che è orientata o sessualmente o verso il desiderio di morte. Il fratello Vincent Bodé * * * Pochi mesi dopo l’inizio della sua avventura su Cavalier , e ancora fresco del successo ottenuto alla convention di St. Louis del 1969, Vaughn Bodé si accorda con Elle Jakobsson , nuovo curatore della rivista di fantascienza Galaxy succeduto a Frederick Pohl , per la realizzazione di una serie a fumetti da pubblicare a puntate a partire dall'anno seguente. Apparvero così sulle pagine della rivista, tra i mesi di febbraio e maggio 1970, sei capitoli di Sunpot , che era sì un'opera di fantascienza ma alla Bodé. Comprensiva cioè, tra le altre cose, dell’utilizzo di un linguaggio sgrammaticato ad arte e denso di riferimenti sessuali che risultarono per niente graditi ai tipi di Galaxy , che operarono delle modifiche senza preoccuparsi di richiedere prima il consenso dell’artista. Bodé, inutile dirlo, non la prese bene e, in tu

Solve et coagula - Pagina 64

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Capitolo 5 - parte 13 Avrebbe così potuto ascoltare dalla viva voce dell’amica il resoconto completo del suo colloquio con Eva Luna, invece che averne un riassunto per via telefonica. Detto fatto, due minuti dopo era sulla sella del suo scooter, in viaggio verso il Ragnarock. O, per meglio dire, verso il bar nei pressi del Ragnarock dove si era seduta due sere prima e dove aveva avuto occasione di leggere il trafiletto sulle Hel. Al suo ingresso nel locale, Luisa avvisò il barista che avrebbe atteso l’arrivo di un’amica prima di ordinare e si sedette allo stesso tavolo della volta precedente. Cominciò poi a riflettere sullo strano sogno che aveva avuto durante il concerto. In realtà, se si escludeva la parte finale, il suo grado di verosimiglianza era tale da avere tutte le caratteristiche di un vero e proprio ricordo del suo passato. Rammentava infatti ancora benissimo, a sedici anni di distanza dall’ultima volta che l’aveva veduta, la casa abbandonata con la sua facciata c

Solve et Coagula - Pagina 63

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Capitolo 5 - parte 12 Ma poiché Luisa era anche incuriosita dalla casa in rovina, faceva sempre in modo di spingersi fin nei paraggi della recinzione che la circondava per osservarla da vicino. C’erano anche alcuni cartelli che indicavano il pericolo di crolli, ma sospettava che servissero in realtà solo a tenere lontani i curiosi come lei. L’isolamento dell’edificio aveva infatti impedito che i vandali lo prendessero di mira e gli unici danni erano stati quelli prodotti dalle intemperie e dal logoramento degli anni. In pratica, della superficie muraria, erano cadute soltanto delle parti di intonaco, una parte del camino e un angolo del tetto. Ma un giorno in particolare, proprio in occasione di uno di questi avvicinamenti strategici, Luisa si accorse di uno squarcio nella rete di recinzione che non aveva mai notato prima. Si voltò per guardare se sua nonna la stesse osservando, ma la radura era vuota, senza nessuno in vista. Il suo desiderio sembrava così essere stato esaudito:

Solve et Coagula - Pagina 62

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Capitolo 5 - parte 11 Cercò allora a quel punto di tornare a concentrarsi sulla musica, ma fu tutto inutile: era ormai entrata, come in certi dormiveglia, in una specie di tunnel dove i sogni e i ricordi si intrecciavano insieme in un groviglio inestricabile. Tornata bambina, riconobbe il posto in cui si trovava: la campagna che si apriva sul retro della casa della sua nonna materna, cioè, proprio della nonna che le raccontava, insieme a tante altre, la storia di Zio Lupo. Quello spazio retrostante era una specie di universo a sé, la cui stessa esistenza passava inosservata a chi si trovava a guardare l’abitazione di fronte, dal lato della strada. Luisa, in compenso, dalla finestra del soggiorno ne poteva circoscrivere con lo sguardo un’ampia parte. Si apriva allora davanti ai suoi occhi il paesaggio di una valle di modeste dimensioni e anche poco profonda, al cui interno si alternavano boschetti ombrosi, foraggiere e campi coltivati, oltre a un torrente il cui corso era però

Solve et Coagula - Pagina 61

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Capitolo 5 - parte 10 Applausi e colpi di tosse dovevano essere circoscritti alle pause tra un brano e l’altro, mentre era obbligatorio che i cellulari rimanessero spenti per tutto il tempo. Dopodiché, esaurito il suo ruolo, l’uomo scese dal palco e si sedette su una sedia in prossimità dell’ingresso principale. Seguirono altri secondi di immobilità e di silenzio, che furono finalmente interrotti dall’ingresso, tra gli applausi, delle tre musiciste. La prima a entrare fu la pianista, poi fu il turno di Alessandra e per finire entrò la clarinettista. Un ingresso laterale, seminascosto da una tenda, permise loro di accedere direttamente al palco senza dover costeggiare le file del pubblico. Tutte e tre indossavano abiti lunghi da sera di colore scuro che lasciavano loro scoperte le spalle e ciascuna emanava, in modo diverso dalle altre, un’abbondante dose di fascino. Ma l’effetto che ebbe su Luisa la vista di Alessandra fu addirittura soverchiante. Immaginò che dovette essersi

Bodé dall'underground all'otherground - Vita, opere e morte di Vaughn Bodé, messia del fumetto /2

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Molti suoi colleghi disprezzavano la sua opera, invidiavano il suo successo e si erano stancati da un pezzo di tutto il suo sbracciarsi per attrarre il suo pubblico. Io stesso non amavo o comprendevo le sue storie, ma presi con lui una Pepsi o qualcosa del genere a una Convention del fumetto nel 1969 e scoprii che era una persona piacevole. Ma che tu lo amassi o lo odiassi, diventò alla fine impossibile parlare dell’autoproclamatosi “Messia del fumetto” senza usare le sue stesse iperboli religiose. Denny O'Neil, The Death of the Cheech Wizard * * * L'opera a fumetti più significativa del primo periodo di attività di Vaughn Bodé,  quello che potremmo chiamare il suo "tirocinio", fu senza dubbio la breve epopea Cobalt 60 , composta di due storie con protagonista il violento mutante omonimo. Ecco cosa lo stesso Bodé ebbe occasione di dirne una volta: Il 6 maggio 1968, iniziai a dar vita al mondo violento e ai personaggi di Cobalt 60 . L'idea era

Solve et Coagula - Pagina 60

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Capitolo 5 - parte 9 La  sala concerto era una stanza, non particolarmente ampia, che si trovava al piano superiore del Circolo, e ospitava al suo interno anche la sede di un cineclub. Per questo alle pareti erano appesi poster e locandine cinematografiche, oltre a foto di divi del cinema del passato, tutti congelati nel  rigor mortis delle scene che li avevano consegnati alla storia. Luisa, che fu tra i primi del pubblico a fare ingresso nel locale, scelse di sedersi al centro della seconda di una dozzina di file di sedie. A pochi metri da lei, su una pedana in legno rialzata forse di trenta centimetri sopra il livello del pavimento, trovavano posto un pianoforte a coda e due leggii per spartiti. Appena si fu seduta, Luisa lanciò subito un’occhiata nervosa al suo orologio da polso. Che era, fra parentesi, un oggetto di cui andava orgogliosa: un  Breil  che le era stato regalato in occasione della sua prima comunione e che indossava solo durante le uscite speciali o quando

Top Ten del Novecento

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Questa è la seconda volta che commentare un post di Ferruccio Gianola mi offre lo spunto per un articolo. In precedenza era successo con la sua lista di cinque brani da colonne sonore, quando il mio commento di allora aveva dato il via, sul mio blog, alla serie che ho denominato  Incantesimi cinemusicali , arrivata per ora al quarto post. Stavolta Ferruccio ha pubblicato invece la lista dei suoi dieci libri preferiti , ed io ho risposto proponendo i titoli dei miei dieci libri preferiti del Novecento, gli stessi che presento qui un po' più in dettaglio. Questo perché, come ho scritto nel commento al suo post, non riesco a mescolare i secoli tra loro. E in ogni caso il Novecento rimane il "mio" secolo, il solo in cui io mi senta "uno di casa". Sono tutte opere, quelle che citerò, che leggo e rileggo in continuazione, in parallelo alla lettura di nuovi libri, e di alcune mi sono già occupato in precedenza nel mio blog. E' tuttavia anche possibile che